Francesco Gabbai, geofisico e responsabile tecnico di Sorgiva
L’acqua potabile dovrebbe essere sinonimo di sicurezza, ma purtroppo non è sempre così. È recente l’ordinanza del Comune di Villacidro (SU) che vieta l’uso potabile dell’acqua di rete lungo Via Pineta e traverse, a causa di una grave non conformità legata alla presenza di ferro in concentrazione pari a 1416 µg/l, ben oltre il limite massimo di 200 µg/l stabilito dal D.Lgs. 18/2023.
L’allarme è stato lanciato dopo i controlli dell’ARPAS, che hanno portato il Servizio Igiene Alimenti e Nutrizione dell’ATS a dichiarare l’acqua non idonea al consumo umano. È stato imposto il divieto di utilizzo dell’acqua come bevanda e per la preparazione di alimenti. La distribuzione è stata temporaneamente affidata a un’autobotte posizionata in zona.
Cosa significa avere ferro nell’acqua oltre i limiti?
Il ferro, pur essendo un elemento presente naturalmente nel suolo e nelle falde, può diventare problematico per l’acqua potabile quando supera certi livelli. Non si tratta solo di un fastidio estetico (acqua rossa, sapore metallico, incrostazioni), ma anche di un possibile rischio per la salute, soprattutto per soggetti vulnerabili. Inoltre, elevate concentrazioni di ferro possono compromettere l’efficacia di altri trattamenti di potabilizzazione.
Le cause possono essere molteplici
Il superamento dei limiti può essere dovuto a corrosione delle tubature, presenza naturale nel sottosuolo, oppure a problemi nei serbatoi o nei sistemi di pompaggio. In ogni caso, è fondamentale che il gestore della rete, in questo caso Abbanoa, intervenga tempestivamente per individuare l’origine della contaminazione e riportare i valori entro la norma.
La risposta di Sorgiva in Sardegna
Da alcune settimane Sorgiva ha avviato la sua attività anche in Sardegna, collaborando con operatori locali per offrire soluzioni concrete nei casi di contaminazione delle acque, sia domestiche che di pozzo. I nostri sistemi di trattamento sono progettati per affrontare criticità come quella emersa a Villacidro, grazie a tecnologie avanzate per la filtrazione dei metalli, la demineralizzazione e il monitoraggio continuo della qualità dell’acqua.
Come intervenire nel privato: soluzioni efficaci per eliminare il ferro
Chi desidera continuare a utilizzare l’acqua di rubinetto, soprattutto se gestisce una struttura come un hotel, un bar o un ristorante, può risolvere il problema con impianti specifici per la rimozione del ferro, adatti anche a contesti residenziali.
✅ 1. Deferrizzatore domestico
È il sistema più adatto per concentrazioni elevate di ferro. L’acqua viene ossidata per mezzo di cloro e filtrata attraverso materiali catalitici che trattengono il ferro. Il filtro si rigenera automaticamente con controlavaggi. L’impianto comporta la necessità di un certo spazio anche perchè l’ossidazione deve avvenire all’interno di un serebatoio di accumulo.
Per le abitazioni private, se il problema è temporaneo, è possibile installare sotto il lavello filtri usa e getta specifici, dotati di un piccolo rubinetto dedicato, che rimuovono il ferro dall’acqua destinata agli usi alimentari.
⚠️ 2. Osmosi inversa
L’osmosi inversa garantisce un’acqua priva di sali e microinquinanti, ma su acqua con ferro elevato potrebbe richiedere una più frequente sostituzione delle membrane.
🧩 3. Rimozione del ferro in presenza di durezza calcarea
Se l’acqua presenta anche un’elevata durezza calcarea, è possibile installare un addolcitore dotato di speciali resine in grado di rimuovere non solo il calcare, ma anche ferro, manganese e ammonio. In questo modo, oltre a eliminare il ferro, si risolve in modo definitivo anche il problema del calcare.
Hai dubbi sulla qualità dell’acqua in Sardegna?
Contatta i nostri operatori per una consulenza gratuita: siamo attivi in tutta l’isola per affrontare le criticità legate all’acqua con professionalità e trasparenza.
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