Le sostanze poli e per-fluoroalchiliche (PFAS) rappresentano un vasto gruppo di composti chimici di sintesi utilizzati in vari settori industriali. Negli ultimi dieci anni, questi inquinanti hanno destato una crescente preoccupazione, specialmente in Veneto, a causa dei significativi sversamenti industriali che, per oltre 30 anni, hanno contaminato ampie aree della regione. Recentemente, inoltre, l’inquinamento da PFAS è emerso come una problematica diffusa a livello nazionale. Ad esempio, in Toscana, nel 2022 è stata riscontrata la presenza di PFAS nel 70% delle acque superficiali, nel 3% di quelle sotterranee e nel 100% dei campioni di flora e fauna analizzati.

Modalità di contaminazione

I PFAS entrano nell’ambiente principalmente attraverso processi di produzione industriale, scarichi e smaltimento dei prodotti contenenti questi composti. Dalle discariche possono penetrare nelle acque sotterranee e contaminare le falde freatiche. La loro presenza nelle acque potabili, di abbeverata e negli ecosistemi acquatici suscita apprensione per la sicurezza idrica e alimentare.

Impatti sulla salute

In questi ultimi anni, l’interesse della comunità scientifica verso i PFAS è cresciuto notevolmente, portando alla luce i loro effetti tossici. É stato dimostrato che queste sostanze possono migrare dall’acqua al suolo e viceversa e, di conseguenza, negli esseri viventi, causando gravi problemi alla salute, quali cancro, malformazioni neonatali, diabete, malattie cardiovascolari ed ischemie.

Normative di controllo

La persistenza dei PFAS nell’ambiente e la loro tossicità hanno portato a una rigorosa attenzione normativa per stabilire i limiti di concentrazione nelle acque destinate al consumo umano. Tuttavia, non esistono valori limiti per le acque di abbeverata in relazione ai rischi di potenziale bioaccumulo negli animali da reddito, un aspetto cruciale per valutare la qualità degli alimenti di origine animale.

In Italia, il Decreto Legislativo 18/23 fissa un limite di 0,50 µg/l per la totalità dei PFAS e di 0,10 µg/l per quelli ritenuti preoccupanti nelle acque destinate al consumo umano.

Tecniche di rimozione dei PFAS

L’osmosi inversa utilizza una membrana che separa il soluto dal solvente, permettendo di ottenere acqua pura.
Questo metodo, che offre un’efficienza di rimozione del 99%, richiede una manutenzione periodica, inclusa la sostituzione dei filtri e delle membrane.

La tecnica di adsorbimento impiega materiali come i carboni attivi, particolarmente efficaci per rimuovere i PFAS. Economici e ampiamente utilizzati, questi composti possono raggiungere un’efficienza di rimozione del 99%. Tuttavia, necessitano di sostituzioni periodiche a causa della diminuzione nel tempo della capacità adsorbente.

Sorgiva Srl: soluzioni per un’acqua sicura

La Sorgiva Srl, con sede a Roma, è specializzata in sistemi di trattamento delle acque e opera in diverse regioni italiane, tra cui Lazio, Toscana, Umbria, Abruzzo, Molise, Campania e Puglia. Offre una vasta gamma si servizi che includono:

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