A cura del Dott. Francesco Gabbai, geofisico e responsabile tecnico di Sorgiva
Quando si parla di acqua di pozzo, una delle frasi che sentiamo più spesso è:
“L’abbiamo sempre bevuta in famiglia, da generazioni, e nessuno si è mai ammalato.”
Altre volte ci viene detto:
“Il terreno fa già da filtro, quindi l’acqua è pulita.”
Si tratta di osservazioni comprensibili, ma che non garantiscono la sicurezza dell’acqua. La qualità di un pozzo non si misura con le abitudini familiari o con il buon senso comune, ma con dati oggettivi: le analisi chimiche e batteriologiche.
Perché “nessuno si è mai ammalato” non è una garanzia
- Molti contaminanti non danno sintomi immediati.
Sostanze come arsenico, nitrati, metalli pesanti o PFAS non provocano subito disturbi acuti, ma possono accumularsi nell’organismo nel corso degli anni, aumentando il rischio di malattie croniche le quali, qualora si manifestino, difficilmente vengono fatte risalire alla cattiva qualità dell’acqua. - Le condizioni del pozzo possono cambiare.
Un’acqua che 30 anni fa era priva di problemi oggi può risultare contaminata da attività agricole, industriali o da perdite fognarie. La falda idrica non è statica, cambia con il territorio cui appartiene. - Le infezioni batteriche possono essere sottovalutate.
Presenze come Escherichia coli o enterococchi causano spesso disturbi intestinali ricorrenti che vengono attribuiti ad altre cause, ma che in realtà dipendono dall’acqua.
Il mito del “terreno come filtro”
È vero che il suolo trattiene alcune impurità, ma non è un sistema di depurazione.
- Nel suo percorso di filtrazione naturale attraverso suoli e rocce, l’acqua si arricchisce di sali minerali ma può anche inglobare, se presenti, sostanze potenzialmente nocive come metalli pesanti, arsenico, nitrati e altri contaminanti chimici, sia di origine geologica che antropica. Può inoltre subire contaminazioni microbiologiche dovute a infiltrazioni di reflui o scarichi non controllati. Penetrando nelle falde acquifere, l’acqua raggiunge direttamente i pozzi da cui viene prelevata.
- La limpidezza o il buon sapore dell’acqua non sono garanzia di potabilità. Infatti, alcuni contaminanti, come arsenico, fluoro, nitrati e alcuni composti organici, non hanno nè sapore nè colore.
Acqua “bevibile” non significa acqua “potabile”
La normativa italiana (D.Lgs. 18/2023) stabilisce limiti molto precisi per decine di parametri chimici e microbiologici.
Solo attraverso analisi certificate da laboratorio è possibile stabilire se un’acqua di pozzo è davvero potabile.
Il nostro approccio
Prima di valutare qualsiasi intervento di potabilizzazione – che si tratti di filtri, addolcitori, osmosi inversa, clorazione o sterilizzatori UV – chiediamo sempre analisi chimiche e batteriologiche recenti.
Questo passaggio ci permette di:
- individuare eventuali contaminanti presenti;
- progettare un trattamento mirato e realmente efficace;
- garantire la conformità alla legge e la sicurezza di chi utilizza quell’acqua.
Conclusione
Affidarsi al ragionamento “i nostri nonni e noi l’abbiamo sempre bevuta così” può sembrare rassicurante, ma non è una garanzia di sicurezza.
L’unico modo per sapere se l’acqua di pozzo è davvero sicura è sottoporla ad analisi. Solo così è possibile avere la certezza di bere un’acqua davvero sicura, protetta e a norma di legge.
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