Secondo l’ONU, l’acqua in bottiglia non è né più pura né più sana di quella del rubinetto. Per giunta, la produzione e il commercio di questo prodotto, oltre a inquinare, mascherano l’incapacità dei servizi pubblici nel fornire acqua potabile a tutta la popolazione mondiale. Basterebbe la metà di quanto i consumatori di tutto il mondo spendono per l’acquisto di bottiglie d’acqua per assicurare l’accesso universale all’acqua potabile. A fronte di tutto ciò, le acque in bottiglia non offrono neppure la tanto pubblicizzata garanzia di buona qualità. Sono queste, in sostanza, le conclusioni di un rapporto dell’Onu pubblicato il 16 marzo scorso, alla vigilia della “Giornata mondiale dell’acqua” che ricorre ogni anno il 22 marzo.

É necessario ridare fiducia ai consumatori nei confronti dell’acqua di rete

Le scelte dei consumatori sono ancora influenzate dai pregiudizi secondo cui l’acqua in bottiglia sarebbe l’alternativa più sana a quella del rubinetto. Il rapporto dell’ONU evidenzia, invece, il contrario. Vladimir Smakhtin, ex direttore dell’UNU-INWEH, afferma:

L’acqua in bottiglia non è ben regolamentata e viene testata meno frequentemente e attraverso parametri diversi rispetto agli standard di qualità necessari alla fornitura di acqua corrente. Per questo è fondamentale rafforzare la legislazione relativa all’industria dell’acqua in bottiglia. 

La fonte, l’imballaggio, le condizioni di trasporto e conservazione dell’acqua commercializzata possono alterarne la qualità. In alcuni casi è stata denunciata la presenza di contaminazioni inorganiche, organiche e microbiologiche. Le aziende produttrici, spiegano i ricercatori, vengono sottoposte a controlli meno rigidi rispetto ai servizi idrici pubblici.

L’impatto sull’ambiente dell’acqua in bottiglia

Il mercato delle acque in bottiglia è in crescente espansione. Negli ultimi 50 anni è divenuto “uno dei maggiori settori economici”. L’acqua trattata delle reti pubbliche o di superficie (ad es. con la clorazione) rappresenta circa la metà del mercato (47%), mentre l’industria delle acque in bottiglia ne ha conquistato la fetta più grande.

Il rapporto dell’ONU denuncia il grave inquinamento planetario prodotto dalle plastiche e dalle microplastiche, ma mette in guardia anche dall’impatto ambientale dell’estrazione delle acque sotterranee. Negli Stati Uniti, Nestle’ Waters preleva circa tre milioni di litri al giorno dalla sorgente Florida Springs. In Francia Danone raccoglie fino a dieci milioni di litri giornalieri da Evian-les-Bains nelle Alpi francesi, mentre in Cina l’Hangzhou Wahaha Group ottiene fino a 12 milioni di litri dalle sorgenti dei monti Changbai.

Le acque non sono tutte uguali

Le acque non sono tutte uguali, la loro qualità è influenzata dalla provenienza e dalle caratteristiche del suolo con cui entrano in contatto. Questo vale anche per le acque di rete, alcune delle quali hanno caratteristiche organolettiche superiori ad altre.

Tuttavia, l’acqua di rubinetto, diversamente da quelle in bottiglia, può essere migliorata con l’installazione di un sistema di trattamento. La scelta del dispositivo più adatto dipende dalla peculiarità dell’acqua che si vuole trattare e dai gusti del consumatore.

Si può ottenere un’acqua oligominerale con l’installazione di un’osmosi inversa; per bere un’acqua depurata, ma ricca di minerali, si ricorre alla microfiltrazione a carboni attivi; per prelevare acqua frizzante direttamente dal rubinetto basta installare un frigogasatore o un’osmogasatore. Se, invece, si desidera eliminare solo il calcio e mantenere immutate le altre caratteristiche dell’acqua, l’addolcitore è la scelta giusta.

Tutti questi apparecchi sono poco ingombranti. L’osmosi inversa e la microfiltrazione si collocano sotto lo zoccoletto della cucina. L’addolcitore è dimensionato in base alla potata necessaria.

Le acque di pozzo

Neppure le acque di pozzo sono tutte uguali, ma come è stato spiegato nel paragrafo precedente dipendono dalla loro provenienza e dalla composizione del suolo e del sottosuolo. Nel caso dei pozzi, inoltre, entrano in gioco anche altri fattori: l’inquinamento microbiologico e chimico. Gli sversamenti industriali e dei liquami di allevamenti, i fitofarmaci utilizzati in agricoltura, la presenza nel suolo di metalli pesanti o di semimetalli, come l’arsenico, penetrano nelle falde acquifere e condizionano l’acqua di pozzo. Pertanto, prima di destinarla all’utilizzo umano, impiegarla per abbeverare gli animali o irrigare le coltivazioni è necessario farne analizzare un campione sotto il profilo chimico e microbiologico. Di conseguenza si potrà decidere come e se utilizzare l’acqua di quel pozzo. Dai risultati delle analisi, inoltre, sarà possibile progettare gli interventi necessari per la potabilizzazione.

L’acqua di pozzo, con il giusto trattamento, sarà di ottima qualità e potrà essere bevuta tranquillamente dal rubinetto di casa.

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