Chi abita nell’area della Valle del Sacco conosce e vive quotidianamente le nefaste conseguenze dell’inquinamento industriale sull’ambiente e sulla popolazione. Tutti ricorderanno che nel 2005, nei dintorni di Anagni, sono morti 25 bovini a causa del cianuro scaricato abusivamente nell’affluente del fiume Sacco. E, nello stesso anno, è stato trovato betaesaclorocicloesano nel formaggio prodotto da una fattoria vicino Gavignano e nel latte acquistato e distribuito dalla Centrale del Latte di Roma. Di conseguenza, con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 19 maggio 2005 è stato dichiarato lo “stato di emergenza socio-economico-ambientale”, per i comuni della Valle, in particolare Colleferro, Gavignano, Segni, Pagliano, Anagni, Sgurgola, Morolo, Supino, Ferentino. Gli sversamenti illegali nel fiume Sacco delle industrie chimiche, i rifiuti interrati, la discarica di Colleferro chiusa nel 2020 hanno prodotto molti danni ambientali e molte vittime.

Colleferro è sorto negli anni ’30 per ospitare i lavoratori di una fabbrica di esplosivi e nel 1961 ha avuto il riconoscimento di “nucleo di industrializzazione Valle del Sacco” e poi di “area di sviluppo industriale“. Le principali industrie producevano sostanze chimiche, quali pesticidi, concimi, colla, detergenti, saponi, plastica. Ceprano, una città a Valle, ha ospitato le industrie cartiere Olivieri nel centro della città e, nel cimitero cittadino, sono stati interrati fusti contenenti inchiostri, solventi, colle. Gli stabilimenti della Caffaro, che sversavano in un piccolo affluente del Sacco, hanno inquinato il fiume e contaminato le falde acquifere.

Programma Indaco per la sorveglianza epidemiologica

Ad aprile di quest’anno il Cnr-Irsa ha dato l’avvio al programma operativo, denominato Indaco, “per fornire alle amministrazioni e alla popolazione residente informazioni sullo stato di salute, sui rischi ambientali e sui cambiamenti da mettere in atto“.
L’obettivo è quello di ottenere informazioni sullo stato di salute della popolazione dei 19 comuni della Valle del Sacco e sugli interventi di prevenzione nel territorio. Il monitoraggio avviato nel 2015 dal Dipartimento di Epidiemologia del Ssr Lazio aveva evidenziato un aumento della concentrazione Bete-Hch nei residenti e livelli di persistenza nel tempo. La popolazione presa in esame ha evidenziato molti casi di tumore alla pleura, ai polmoni, allo stomaco, oltre a un incremento delle patologie legate alla tiroide e del diabete.

Cosa possono fare intanto i singoli cittadini e le famiglie per essere certi di bere acqua pura e priva di inquinanti?

L’acqua potabile di acquedotto è costantemente monitorata dai Gestori Idrici e dalle ASL, tuttavia potete migliorarne la qualità ed essere sempre certi di bere acqua pura installando un depuratore sotto il lavello della cucina. I sistemi consigliati, che rispondono alle esigenze e gusti di ognuno, sono i seguenti:

  • Osmosi inversa – elimina tutti gli inquinanti, come pesticidi, solventi, colla, metalli, residui chimici, microplastiche. virus, batteri ecc.. L’acqua che produce è oligominerale, purissima e lievissima. Esistono svariati modelli. Può essere installato sotto lo zoccoletto della cucina o sopra il lavello.
  • Microfiltrazione o filtrazione a carboni attivi – trattiene le molecole organiche piu grandi, responsabili dei cattivi sapori e odori, come il cloro o il sapore di muffa ecc. Migliora notevolmente la qualità e il sapore dell’acqua di rubinetto e non elimina i minerali. Pertanto, produce acqua minerale depurata.
  • Frigogasatore – è un apparecchio che permette di ottenere acqua microfiltrata fredda, gassata, naturale. a temperatura ambiente. Basta spingere il tasto corrispondente. Esistono svariati modelli che rispondo alle esigenze di spazio e di budget di ognuno. Può essere anche abbinato a un sistema di depurazione a osmosi.

Fino a dicembre 2023 potrete approfittate del bonus depuratori, che permette di detrarre fiscalmente il 50% della spesa fino a un totale di € 1000.

Potabilizzazione dei pozzi a Colleferro e Valle del Sacco

Gli inquinanti chimici sversati per decenni nel territorio della Valle del Sacco hanno permeato il terreno e, attraverso le piogge, hanno raggiunto le falde acquifere, che alimentano i pozzi artesiani. L’utilizzo di queste acque, sia per consumo umano che per l’irrigazione, potrebbe risultare estremamente nocivo se prima non sappiamo che cosa contiene quella specifica acqua.

Quindi, prima di utilizzare l’acqua di pozzo o di procedere ad una potabilizzazione, è necessario effettuare presso un laboratorio analisi batteriologiche e chimiche. Solo dai risultati, potremo decidere come intervenire.

Per chi vuole utilizzare l’acqua del proprio pozzo è bene che si rivolga a professionisti seri del settore, soprattutto se abita nella Valle del Sacco, la cui popolazione da anni si sta confrontando con gravi problemi di inquinamento e con seri danni alla salute,

La Società Sorgiva, con sede a Roma, opera nel campo del trattamento acque da oltre venticinque anni. Ha potabilizzato acque di privati, aziende, alberghi ecc. Importanti società di servizi delegano a Sorgiva il settore del trattamento acque.

Sia per installare un sistema per la depurazione dell’acqua domestica che per potabilizzare il pozzo potete

telefonare allo

0655301052

oppure inviare una mail a

contatti@sorgiva.info

www.sorgiva.info

immagine di copertina sotto licenza CC-BY-40 di Robertodimo