spreco plasticaUna recente indagine condotta dai ricercatori della Orb Media, un sito di informazioni non profit di Washington, ha rilevato che l’acqua del rubinetti di casa può contenere microscopiche fibre di plastica. La notizia è stata riportata dal quotidiano britannico The Guardian del 6 settembre 2017, che ha pubblicato gli esiti delle ricerche condotte dalla Orb Media in collaborazione con i ricercatori dell’Università Statale di New York e dell’Università del Minnesota. Gli studiosi hanno testato 159 campioni di acqua potabile di grandi e piccole città nei cinque continenti. L’83% di questi campioni conteneva microscopiche fibre di plastica. I risultati peggiori provengono dagli Stati Uniti, dove il 94% dei campioni sono risultati contaminati, a seguire il Libano e l’India. Per i Paesi europei il tasso di contaminazione si attesta al 72%. La media delle fibre trovate in ogni campione di mezzo litro va da 4,8 negli Stati Uniti a 1,9 in Europa.

Allarme plastica

A seguito dell’esito della ricerca, gli scienziati hanno lanciato l’allarme chiedendo che siano avviate urgenti ricerche per determinare i rischi sulla salute derivanti dall’ingerenza di microparticelle di plastica. Un altro studio condotto in Irlanda nello scorso giugno ha rilevato una contaminazione di microparticelle di plastica in campioni sia di acqua corrente e che di sorgente. La dottoressa Anne-Marie Mahon, dell’istituto di tecnologia Galway-Maho, spiega che esiste un altro elemento di inquietudine, come riporta The Guardian: le minuscole particelle di plastica possono trasportare sostanze chimiche o agenti patogeni, penetrando nelle cellule e introducendosi negli organi. Una ricerca del professor Richard Thompson dell’Università di Playmonty in Gran Bretagna ha dimostrato che un terzo dei pesci pescati nel Regno Unito contengono delle microplastiche.
Alcuni ricercatori infine hanno rilevato a Parigi, nel 2014, che dall’aria cadevano micro particelle di plastica, mentre in Germania queste fibre sono state trovate in 24 marche di birra, nonché nel miele e nello zucchero. Johnny Gasperi dell’università di Parigi sottolinea: “pensiamo che i laghi (e altre fonti acquatiche) possano essere contaminate da apporti atmosferici cumulati. Ciò che abbiamo osservato a Parigi tende a dimostrare che un’enorme quantità di fibre è presente nelle ricadute atmosferiche”.
The Guardian sottolinea che questi dati rappresentano solo un primo approccio nella misurazione dell’estensione della contaminazione da microparticelle di plastica. Un recente studio stima che, dalla sua invenzione, l’umanità ha fabbricato 8,3 miliardi di tonnellate di plastica.

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